Edizione 2012

METALITALIA.COM FESTIVAL 2012
05/05/2012 – Live Music Club – Trezzo sull’Adda (MI)


Running order:

Apertura porte: 13.00

13.35 – WAKE ARKANE
14.15 – AGONY FACE
14.55 – FROM THE DEPTH
15.35 – DESTRAGE
16.15 – HOLY MARTYR
16.55 – HOUR OF PENANCE
17.45 – RAIN
18.40 – FORGOTTEN TOMB
19.40 – STRANA OFFICINA
21.00 – MOONSPELL
22.40 – LORDI

Introduzione

Eccoci finalmente pronti! Dopo una vistosa serie di dilungamenti, anche dovuti al soundcheck privato dei Lordi, che ha richiesto l’uscita dal locale di buona parte degli addetti ai lavori, ci siamo attrezzati per partire, sebbene con un ritardo di quasi un’ora sul programma previsto: apertura porte alle 13.50, quindi, e già discreta affluenza al Live Music Club di Trezzo, centro nevralgico del metal milanese e italiano quest’oggi. Gli stand sono stati montati in fretta e furia, il personale è fin troppo su di giri, ma confidiamo in un paio d’ore di sistemarci definitivamente e con calma, per fornirvi al solito il meglio (possibile) del servizio. In attesa di Lordi e Moonspell, i grandi protagonisti di questa giornata di heavy metal, andiamo a seguire il bill che li precederà, partendo dai milanesi Wake Arkane, in uscita con il loro debutto “The Black Season”.
Buon divertimento a tutti e seguiteci nel corso della giornata!
(Marco Gallarati)

WAKE ARKANE – 13.35
Provenienza: Milano, Italia
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I Wake Arkane sono ovviamente, ma solo perché primi ad esibirsi, i più penalizzati della giornata, in quanto il loro set viene ridotto da mezz’ora a neanche venti minuti, durante i quali il combo milanese mette in mostra una buona attitudine ed un validissimo repertorio di melodic progressive death metal in puro stile Nineties. La collaborazione con Dan Swano per il pezzo “The Numb Experience” viene esplicitata in chiusura di esibizione, al terzo episodio della loro divenuta striminzita setlist. Buona l’esecuzione dei ragazzi, anche se evidenti problemi di settaggio suoni sono perdurati per mezza performance, con l’opener “Apophis’ Monolithes” completamente uscita con la voce di Helios Ingrassano al limite dell’udibile. Nulla da rimproverare, comunque, ai nostri ragazzi, condizionati dalla riduzione del minutaggio e da un soundcheck sicuramente ‘volante’. La prossima volta speriamo di vederli in condizioni migliori!
(Marco Gallarati)

 

AGONY FACE – 14.15
Provenienza: Milano, Italia
Sito ufficiale

Gli Agony Face da Milano propongono un death tecnico e sostanzialmente melodico, di indole moderna, gradevole nella proposizione per l’uso delle dissonanze che vengono efficacemente alternate a frangenti melodici ed orecchiabili, per quanto il termine possa essere usato nel genere in questione. Vengono riproposti principalmente tutti gli espedienti compositivi del techno-death, con la conseguenza che durante l’ascolto dei loro brani si può incappare nella classica sensazione di ‘già sentito’. L’impatto live, tuttavia, è convincente per via dell’entusiasmo che hanno saputo esprimere, anche ovviando all’inconveniente del look eccessivamente fuori tema. Dal punto di vista tecnico, l’unico appunto sentiamo di farlo al batterista, un po’ impreciso nell’uso del doppio pedale, mentre una nota di merito va al bassista, preciso e trainante. Molto valido il brano di chiusura, introdotto da una suite strumentale dal sapore progressive.
(Emilio Cortese e Claudio Luciani)

 

FROM THE DEPTH – 14.55
Provenienza: Parma, Italia
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Dopo un breve cambio palco, gli italiani From The Depth fanno il loro ingresso on stage. Sin dalle prime note dell’opener, il power metal tradizionale della band avvolge tutto il pubblico presente, inondandolo con melodie catchy figlie di Stratovarius e Sonata Arctica. I brani del disco di debutto “Back To Life” fanno da padroni e soprattutto riescono a ficcarsi nelle orecchie dell’ascoltatore dopo poche note. L’originalità non è certo il punto di forza dei From The Depth, a cui però va dato il merito di essere riusciti ad infiammare i presenti a suon di melodie orecchiabili e potenza sonora. Il tempo tiranno ha limitato la setlist della formazione tricolore, ma sta di fatto che in pochi minuti i Nostri hanno saputo imprimere il loro marchio di fabbrica. Il cantante Raffaele Albanese ha fatto da mattatore assoluto, con tanto di cappello da cowboy, quasi in stile rock’n’roll, ma sempre di presenza e impatto. A show ultimato, il pubblico sotto il palco si concede una pausa, ma senza perdere quel senso di soddisfazione per aver assistito ad uno show divertente dall’inizio alla fine.
(Andrea Raffaldini)

 

DESTRAGE – 15.35
Provenienza: Milano, Italia
Sito ufficiale

Con i milanesi Destrage entriamo nel vivo della giornata e si percepisce subito una presenza scenica più navigata e a proprio agio on stage. Problemi di microfono iniziali a parte, che hanno minato i primi minuti del brano di apertura “Double Yeah!”, il combo meneghino ha affilato in brevissimo tempo gli artigli e fornito una prestazione in scioltezza e vigore, riscuotendo i primi veri osanna della manifestazione, puntando anche sul fatto di giocare in casa. “Panda Vs. Koala”, la semi-ballad “Neverending Mary” e “Jade’s Place” sono state infatti accolte con entusiasmo dagli astanti, finalmente coinvolti da una band che unisce tecnica, grinta e sperimentazione in un mix vincente e, a parere nostro, ancora sottovalutato. Spazio anche per un breve solo di batteria di Federico Paulovich, che ha inframezzato la divertente e già citata “Panda Vs. Koala”. Set esuberante e al fulmicotone per i Destrage, quindi, ed un Metalitalia.com Festival che si va pian piano assestando grazie alla risoluzione dei disguidi iniziali. Si torna rapidamente sul classico, ora, con gli epic-metaller Holy Martyr, già sul palco!
(Marco Gallarati)

 

HOLY MARTYR – 16.15
Provenienza: Cagliari/Milano, Italia
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Truccati e vestiti da samurai dell’antico Giappone, gli Holy Martyr fanno la loro devastante apparizione sul palco del Metalitalia.com Festival. Ivano Spiga e compagni non lesinano energie, la formazione sarda dà tutta la grinta possibile per coinvolgere il pubblico presente. L’heavy metal epico degli isolani può vantare ben pochi rivali in Italia, tanta è la potenza ed il cuore sprigionati nei pochi brani proposti. La scaletta presentata va a privilegiare gli estratti dall’ultimo “Invincible”, disco interamente dedicato alla cinematografia giapponese dell’era samurai. Quando innestano la quinta marcia c’è poco da fare, gli Holy Martyr non ne hanno per nessuno, e brani come “Shichinin No Samurai” ci vengono addosso come un macigno fuori controllo. Purtroppo il tempo è limitato e la band si congeda con quello che ormai è diventato il loro cavallo di battaglia più apprezzato dai fan: “Spartan Phalanx” si scaglia sui presenti senza nessun ritegno, forza ed epicità ci confermano il valore e l’ottimo stato di salute di una formazione che negli anni è diventata un portabandiera del metallo classico italiano. A fine concerto le impressioni raccolte sono tutte favorevoli, ancora una volta gli Holy Martyr si sono confermati una garanzia.
(Andrea Raffaldini)

 

HOUR OF PENANCE – 16.55
Provenienza: Roma, Italia
Sito ufficiale

Gli Hour Of Penance onorano due concetti in antitesi semantica: ‘live’ e ‘death (metal)’. Giunti a questo punto della giornata, i bpm salgono a dismisura e, con essi, anche l’entusiasmo di chi sta scrivendo. I cinque romani aprono con un brano, “Sedition Through Scorn”, tratto dal loro ultimo full-length, per poi dare maggior spazio a brani tratti da “The Vile Conception”. L’esibizione evidenzia le caratteristiche del gruppo che ormai sono note agli appassionati: il loro suono è granitico, coeso e deflagrante (“Slavery In A Deaf Decay”) e crediamo che, soprattutto in sede live, molto del merito sia dovuto all’aggiunta della seconda chitarra che inspessisce il sound del gruppo senza snaturare l’essenza dei brani più datati. Particolare attenzione abbiamo prestato alla prova del batterista (che non ci è parso essere Simone Piras), che ha brillato per precisione e potenza, trainando il fenomenale Giulio Moschini alle sei corde. L’esibizione si chiude con “Misconception”, a conferma della qualità del songwriting del gruppo, sempre in grado di riproporre fedelmente il proprio materiale (nonostante qualche problema tecnico abbia influenzato e disturbato la loro performance).
(Emilio Cortese e Claudio Luciani)

 

RAIN – 17.45
Provenienza: Bologna, Italia
Sito ufficiale

Il palco del Live Club si tinge di Emilia Romagna, e di Bologna in particolare, grazie ai Rain, hard rock band che vanta una carriera trentennale in nome del metallo tricolore. Amos e compagni partono in quinta nel proporre i loro cavalli di battaglia. Francesco ‘Il Biondo’ al microfono fa scintille e riversa sul pubblico fiumi di melodie e potenza all’insegna dell’hard rock. Gran parte delle classiche hit firmate Rain vengono proposte, da “Love In The Back” a “Swan Tears”, passando per la cover di “Rain” dei The Cult. La formazione bolognese punta tutto su adrenalina e coinvolgimento, dogmi irrinunciabili per chi propone hard’n’heavy di qualità. Il finale col botto viene sparato in faccia all’ascoltatore a volume altissimo, riff e cannonate di batteria sono l’unico comandamento vigente, tanto da mandare i presenti in esaltazione. La band non risparmia nemmeno una goccia di sudore, anche durante l’esecuzione dell’inno “Only For The Rain Crew” i Rain danno sangue e anima per fornire uno show ai massimi livelli. A concerto finito la partecipazione è alle stelle, formazioni come i Rain dovrebbero essere d’esempio per tutti coloro che tutt’ora idolatrano il metal estero a svantaggio di quello tricolore, sempre fiero e capace di offrire alternative del massimo livello.
(Andrea Raffaldini)

 

FORGOTTEN TOMB – 18.40
Provenienza: Piacenza, Italia
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Ci hanno pensato i piacentini Forgotten Tomb, con il loro depressive black metal, ad ipnotizzare il pubblico presente. Le atmosfere plumbee, gotiche, eteree e decisamente negative che imperversano nei loro brani, ci hanno investito e avvolto come una coltre di nebbia impenetrabile, costringendo le prime file a buttare la testa verso il basso e a squassarla vigorosamente. La scaletta è decisamente ben strutturata ed ha proposto sia pezzi tratti dall’ultima fatica in studio, “Under Saturn Retrograde”, sia quelli che sono diventati nel tempo i cavalli di battaglia della band, tenuti in serbo per la parte conclusiva della setlist. Il leader cantante-chitarrista Herr Morbid è uomo di poche parole, che dirige i lavori con sicurezza e padronanza dei propri mezzi, coadiuvato egregiamente dal resto della formazione, che non si è lasciata scappare la benché minima sbavatura o incertezza e risultando anzi più coinvolgente in sede live piuttosto che su disco. Insomma, gli animi si stanno scaldando e proprio mentre scriviamo queste righe la Strana Officina sta iniziando il suo show; per oggi, però e fino a questo punto, il concerto dei Forgotten Tomb è stato quello che ci ha convinto maggiormente.
(Emilio Cortese)

 

STRANA OFFICINA – 19.40
Provenienza: Livorno, Italia
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Potente come uno schiacciasassi, clamorosa come rock star dal cuore tenero, la Strana Officina si presenta sul palco con una carica unica ed inimitabile. Le note di “King Troll” infiammano i presenti, sempre più numerosi e pronti a supportare il metal made in Italy. “Sole, Mare, Cuore” ci riporta a metà anni Ottanta, quando la Strana era considerata uno degli astri nascenti della nostra scena. “Boogeyman” e “Pyramid” ci ricordano il valore del nuovo “Rising To The Call”, uno dei migliori dischi metal italiani usciti negli ultimi anni. Rolando Cappanera picchia la sua batteria come un indemoniato, dimostrandosi un degno erede del padre Roberto, scomparso anni or sono. Anche Enzo Mascolo al basso scandisce ritmiche con il suo martellare le corde, personalità e anima sono l’elemento cardine di una band ormai entrata nel cuore dei fan italiani. “Autostrada Dei Sogni”, “Luna Nera”, “Viaggio In Inghilterra” e “Officina” sono manifesti ottantiani di un heavy metal immortale e suonato tutt’ora con passione, carne, sangue e sentimenti. Performance come quella che la Strana Officina ci ha regalato questa sera sono degne dei migliori gruppi internazionali, un must, una lezione da imparare per le giovani leve. Il carisma di Daniele ‘Bud’ Ancillotti e la sua capacità di esaltare la folla sono uniche, basta vedere le prime fila dei fan, scatenate come possedute dal metallo firmato Strana Officina. A breve sarà la volta di Moonspell e Lordi, ma c’è da dire che band internazionalmente riconosciute come loro dovrebbero provare un minimo di ‘strizza’ di fronte all’esibizione del nostro orgoglio italiano. Grazie di averci fatto sognare ancora una volta.
(Andrea Raffaldini)

 

MOONSPELL – 21.00
Provenienza: Portogallo
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La notte cala con i Moonspell e, a dispetto del tempo orrido all’esterno, è una calda notte latina. Il concerto si apre con “Wolfshade (A Werewolf Masquerade)” ed è subito evidente che potrebbe non rimanere molto per il gruppo che seguirà. Il fascino licantropico di Fernando Ribeiro, nero ammaliatore, coinvolge per l’accezione passionale che sa dare alla parola ‘gothic’, imprimendo fisicità ad ogni nota: come una goccia di sudore che riga le vostre fronti, stasera la musica dei portoghesi ha rigato le anime dei presenti, ben oltre i confini del tangibile. Se, infatti, un inizio affidato largamente a brani nuovi ha preparato il terreno, la band esplode quando scioglie le briglie di pezzi storici come “Trebaruna”, “Ataegina” e – soprattutto – quell’inno ad ogni forza della Natura che è “Alma Mater”: il pubblico mostra coinvolgimento totale, tanto da cantare con ogni stilla di fiato in corpo. Le qualità di questo gruppo sono note ai più, tuttavia non ci stancheremo mai di evidenziare la loro grande varietà di repertorio, eseguito con la padronanza dei Creatori. E allora ‘chissene’ se all’inizio i volumi, specie della voce, non erano ottimi; ‘chissene’ di qualche imperfezione acustica: quello che rimane è un tracciato al di fuori del tempo, che porta al più momentaneo dei piaceri, ovvero la soddisfazione.
(Emilio Cortese e Claudio Luciani)

 

LORDI – 22.40
Provenienza: Finlandia
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Orfani del batterista Otus, deceduto prematuramente qualche mese fa, i mostri finlandesi decidono che nonostante questa tragedia lo spettacolo deve comunque andare avanti. Assoldata una nuova creatura – al momento senza nome – i Lordi si rendono protagonisti di uno show piuttosto coinvolgente seppur non privo di sbavature, a livello di coesione tra i membri, ancora non perfettamente rodati, ma soprattutto a causa di alcuni inconvenienti tecnici occorsi al chitarrista Amen, che hanno inficiato non poco la qualità complessiva dello show. L’hard rock cromato e ricco di ritornelli ammiccanti miete meno vittime del previsto, in quanto una parte del pubblico che ha assistito alla performance dei Moonspell ha abbandonato la platea, ad esempio per girare tra i numerosi stand di cd e merchandise presenti al Live Club. I die hard fan assiepati nelle prime file non sono comunque rimasti delusi dalla prestazione di Mr. Lordi e brutta compagnia, sinceramente carichi e ben disposti nel coinvolgere il pubblico sulle note danzerecce di “Dynamite Tonite”, “Who’s Your Daddy?” e “Blood Red Sandman”. Le dinamitarde monster hit “This Is Heavy Metal”, “Devil Is A Loser”, “Hard Rock Hallelujah” e “Would You Love A Monsterman?” testimoniano l’indubbia capacità dei Nostri di di comporre anthem incisivi in grado di reggere il confronto con la storia. Spesso snobbati da una frangia di pubblico e critica che rifiuta di prenderli sul serio, i Lordi sono una simpatica parodia che da dieci anni ha riportato all’attenzione del grande pubblico un certo modo di suonare heavy metal… e scusate se è poco.
(Gennaro Dileo)

 

Considerazioni finali

Interveniamo in post-produzione e a mente raffreddata per fare un primo e relativo bilancio del festival: ricordando che trattavasi comunque di una prima edizione, e soprattutto della prima co-organizzazione attiva di Metalitalia.com in un evento di medio-grosse proporzioni come questo, l’ago della bilancia va a posizionarsi lentamente sul positivo, per vari motivi. Siamo stati soddisfatti del risultato finale e oltretutto pare lo siate stati anche voi del pubblico, che in queste 48 ore post-show ci state subissando, via Facebook e canali alternativi, di complimenti e pacche sulle spalle. Per cui, ciò che ci fa maggiormente piacere è il sapere di avere soddisfatto le aspettative di chi ci segue da anni e di chi imparerà a seguirci in futuro, magari proprio grazie ad un concerto come il Metalitalia.com Festival, che già in questa sua occasione d’esordio ha saputo esprimere quel feeling di unità, divertimento e coinvolgimento, che poi era uno degli obiettivi dichiaratamente prefissati dalla Redazione. Ci piace sottolineare oltremodo come, nella migliore tradizione degli eventi internazionali, la libertà del fruitore di uscire e rientrare a piacimento dal locale è stata assicurata dall’utilizzo dei famigerati braccialetti. Per quanto riguarda gli aspetti negativi, dobbiamo scusarci con gli astanti e le band della prima parte della giornata, in quanto ritardi non previsti e in buona parte non dipendenti dallo staff, hanno portato al notevole allungamento dei tempi, poi recuperato con tagli ad alcune scalette. Ci dispiace inoltre non avervi offerto i meet & greet con gli headliner, ma per fortuna alcuni di voi hanno avuto l’opportunità di incontrarli nell’area ristorante. Nel complesso, però, ci riteniamo fortunati e soprattutto bravi per essere riusciti a far divenire realtà e successo ciò che fino a un annetto fa restava solo un sogno. I nostri ringraziamenti vanno all’organizzazione di Eagle Booking Live Promotion, all’ospitalità di un locale con pochi eguali quale il Live Music Club, a Fear Studio e staff tecnico, alle 13 band che si sono esibite, allo sponsor EMP Mailorder Italia, ai partner di Rock TV, agli stand presenti, a radio e portali che ci hanno aiutato nella promozione del festival, a chi ci ha fornito il materiale per organizzare i numerosi contest legati ad esso, ma soprattutto a tutti voi che ci avete supportato con la vostra presenza; questo evento ha avuto il successo sperato e può ora essere considerato come un appuntamento fisso per i prossimi anni. Con la determinazione di voler fare ancora meglio in futuro, vi salutiamo con un semplice “ci vediamo l’anno prossimo!”.

La Redazione di Metalitalia.com

Ringraziamenti particolari:

Andrea Bernini e Saverio Mollica di Eagle Booking Live Promotion;
Fulvio De Rosa, Laura Ciraudo, Fulvio Trinca e Luigi Moroni del Live Music Club;
Gabriele Ravaglia e staff di Fear Studio;
Alberto Gaglio, Alessio Quadalti e Andrea Wierer di EMP Mailorder Italia;
Tommy Massara, Raffaella Caldarola, Caterina Convertino e Max Brigante di Rock TV;
Emilio Simeone, Alessandra Sacco, Claudia Panciroli, Giuseppe Bolzoni, Barbara Tauscheck, Davide Savaris, Martina Madonia, Maddalena Di Giovanni e Trevor per il grande impegno ed eccezionale supporto fornito.