Edizione 2018

METALITALIA.COM FESTIVAL 2018 – Warm-up
14/09/2018 – Live Music Club – Trezzo sull’Adda (MI)


Running order
:

Apertura porte: 19.45

20.20-20.50 – VIDE
21.10-21.40 – SCHELETRO
22.00-22.50 – RAW POWER
23.10-00.00 – CRIPPLE BASTARDS (30 years special show)

Crediti di Redazione:

Alessandro Corno – produzione e organizzazione generale
Andrea Intacchi – report in diretta (Vide, Raw Power)
Enrico Dal Boni – fotografie report in diretta
Giacomo Slongo – report in diretta (Scheletro, Cripple Bastards)
Luca Corbetta – produzione e organizzazione generale
Luca Pessina – produzione e organizzazione generale
Marco Gallarati – postazione stand e coordinamento report in diretta + introduzione
Roberto Guerra – runner

Introduzione
Settima edizione del Metalitalia.com Festival ai nastri di partenza, per la prima volta con un settaggio di due giornate piene ed una serata dedicata ad un warm-up letteralmente infuocato e spaccadenti, come del resto la locandina dedicata – che vedete qui sopra – ben mostra.
Ad un prezzo assolutamente popolare (10 Euro, oppure gratis per chi ha già acquistato l’abbonamento per i successivi giorni), la possibilità di gustarsi quattro band di valore, chi esordiente o nuova promessa, chi ormai pezzo di Storia, non è così scontata. Sul palco di un Live Music Club ancora una volta pittato di nero-verde per ospitarci nel nostro evento annuale, si alterneranno infatti due formazioni a tutti gli effetti di recente nascita, ma formate da musicisti per anni nella scena hardcore-metal-punk, e due compagini oggettivamente assurte a simboli di un certo modo di intendere la cultura metal underground in Italia e rispettate oltremodo all’estero: stiamo parlando ovviamente dei milanesi Vide e dei romani Scheletro, da una parte, e delle leggende Raw Power e Cripple Bastards dall’altra. Groovecore tra Hatebreed e Pantera; un hardcore belluino e urticante cantato in italiano, sulla scia di Negazione e stessi (primi) Cripple Bastards; un punk-hardcore che attraversa decenni di attività musicale; il grindcore devastante e caustico, brutale, degli headliner: queste, in breve, le sonorità che si apriranno brecce tra i padiglioni auricolari dei presenti stasera. Per gli amanti dei succitati generi e sottogeneri, davvero un’occasione speciale per scatenarsi e iniziare il weekend nel migliore dei modi.

Da parte nostra e da quella di tutti gli addetti ai lavori, questo pomeriggio-sera, pur essendo tutto funzionante a partire dalle ottime offerte culinarie, si conforma esattamente per quello che è, ovvero un prologo più che interessante per prepararsi al meglio alle due prossime giornate, ricche di avvenimenti e, si spera, concerti sempre professionali e piacevoli.
Ci assentiamo per andare a mangiare un boccone e poi si parte con la diretta del Warm-up del Metalitalia.com Festival 2018. Buon divertimento!
(Marco Gallarati)

VIDE – 20.20-20.50
Provenienza: Milano, Italia
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Tre, due, uno… via! Il Metalitalia.com Festival ha ufficialmente aperto i battenti. E se la giornata di domani sarà dedicata ai cori e alle braccia al cielo, quella di domenica riservata alle anime più intime ed oscure, questa sera il fatidico Warm-up è dedicato esclusivamente agli scavezzacollo. Sul palco, per inserire il jack nelle dannate casse di un Live in fase di riempimento ma con l’audience ridotta ancora alle primissime file, ci pensano i Vide. Dopo averla vista in azione non meno di tre settimane fa in occasione del tradizionale Biker Fest di Cologno al Serio, la band milanese torna di nuovo on stage con la sua mole di metal/hardcore dalle forti tinte Panteriane, fatto di rabbia, ferocia e frustrazione. Una scarica di adrenalina sparata sui presenti dal frontman Daniel Brignoli che, senza fronzoli, fa partire la macchina tutto -core e groove. Con “Last Breath” e soprattutto la successiva “I’m The Enemy” anche lo sparuto pubblico inizia ad avvicinarsi alle transenne interagendo con la band lanciata dritta-dritta sulle note tracciate a suo tempo da Phil Anselmo & Co. (con i dovuti paragoni, chiaro). La grinta sfoderata dai Vide aumenta decisamente con “Obliterate”, sicuramente il pezzo migliore proposto dal gruppo lombardo che, in attesa del nuovo album di prossima uscita, saluta il Live Music Club con “The Fool” e “The Achieve Of Hate”, innalzando il motto ‘hate and attitude’ a simboleggiare appunto l’attitudine del quartetto. Il Metalitalia.com Festival è iniziato; ed ora sotto con gli Scheletro!
(Andrea Intacchi)

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SCHELETRO
– 21.10-21.40
Provenienza: Roma, Italia
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“Farfalle Dentro Al Vomito”, recita la loro prima prova sulla ‘lunga’ distanza. Un’immagine che ben si presterebbe a descrivere quanto offerto dagli Scheletro questa sera, non fosse che di idilliaco nella musica fuoriuscita dall’impianto del Live Music Club non vi è praticamente traccia. Neppure per sbaglio. Restano solo lo schifo, la sporcizia e un’atmosfera da bassifondi pressoché tangibile, tradotta in una miscela di hardcore, metal e proto-grind che pesca sì a piene mani dalla tradizione degli anni Ottanta, ma che non per questo risulta essere un tributo anacronistico o fuori tempo massimo. A conti fatti, siamo di fronte ad una formazione esordiente soltanto sulla carta: la militanza di alcuni membri in realtà storiche come Airlines Of Terror e Inferno si sente tutta, e fin dalla doppietta d’apertura “Lo Schifo Normale” / “Blatte Morte” si traduce in un rapidissimo assalto che, per quanto sguaiato e durante meno del tempo previsto, non può fare a meno di ostentare sicurezza e assoluta padronanza della situazione. Basterebbero le sole invettive urlate dall’omonimo frontman, oltre agli intermezzi di delicatissimo intrattenimento sciorinati tra un pezzo e l’altro (‘Siete tutti delle merde’, la prima frase pronunciata on stage da Lo Scheletro), per assicurare al quartetto romano una facile vittoria – da annali l’ormai celebre refrain blasfemo di “Quando Rimani Solo” -, ma a queste ecco aggiungersi riff e ritmiche mutuati dai migliori Negazione, Nerorgasmo e primi Cripple Bastards, resi ancora più devastanti dalla buona cura nei suoni. Una ventina di minuti volgarissimi che danno definitivamente il la alla serata.
(Giacomo Slongo)

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RAW POWER – 22.00-22.50
Provenienza: Reggio Emilia, Italia
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“Grande show, Mauro!” – “Grazie, abbiamo fatto cagare come al solito…”. Uno scambio di battute ironico tra il sottoscritto e lo storico leader Mauro Codeluppi, alla fine del concerto di stasera, che testimonia ancor di più l’attitudine dei Raw Power. Senza fronzoli, genuina, reale. Hardcore dal 1981. Così recita il telo srotolato dietro il quartetto emiliano; così è stato durante i cinquanta minuti a disposizione della band di Poviglio. Ventisette inni al vetriolo sparati sulla folla senza soste, senza respiro, senza remore; ad ulteriore conferma della sfrontatezza da sempre sfoggiata dalla band italiana. Ed è senza la benché minima presentazione che prende avvio la denuncia globale: si parte con “Certain Kind Of Killer” ma è con la successiva “You Are The Victim” che qualcosa, o meglio qualcuno, inizia a smuoversi tra le prime fila. Poche parole, pochi commenti, un treno in corsa su quei binari punk che per oltre trent’anni hanno contraddistinto la carriera dei Raw Power. Definirla una setlist ‘greatest hits’ risulta quasi riduttivo, o meglio stucchevole, se raffrontata alle accuse di “Bastard”, “My Boss” o “Joe’s The Best”. Gli animi si scaldano ed il pogo prende vita nei movimenti esagitati dei primi esperti nella pratica, mentre là sopra si continua a pestare di brutto: dallo storico “Screams From The Gutter” vengono lanciate “Police, Police”, “Politicians”, “Nihilist” e ancora “Raw Power”, mentre dall’ultimo “Inferno” vengono proposte “You Don’t Know Your Enemy” e “Sono Morto”. Codeluppi guarda l’orologio, è ora di chiudere; la denuncia è terminata. E allora, prima di salutare tutti, parte una corale “State Oppression”. Onore ai Raw Power, sano hardcore dal 1981.
(Andrea Intacchi)

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CRIPPLE BASTARDS – 23.10-00.00
Provenienza: Asti, Italia
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Si chiude quindi in grande stile con l’arrivo degli headliner, nel vivo dei festeggiamenti del loro trentesimo anno di carriera. Trovare parole nuove per descrivere una performance dell’Italy’s purest personification of hate, dopo un simile lasso di tempo, comincia a diventare impresa ardua, e infatti questa sera non ci resta che ripetere concetti già espressi in passato, fortunatamente non privati della loro connotazione spietata e ultra-negativa. Anche ridotti a quartetto, con il guitarwork nelle sole mani di Der Kommissar, i Cripple Bastards si confermano un tritacarne inarrestabile, forti di un affiatamento che non pare conoscere il significato del termine ‘resa’ e di un batterista (l’italo-brasiliano Raphael Saini) in grado di far deragliare da solo la setlist oltre il punto di non ritorno. Come al solito, vista la breve durata dei singoli episodi, il gruppo spara raffiche di tre/quattro pezzi alla volta, in modo da contenere le pause e mantenere elevato il livello di intensità. Gli strumentisti, come appena accennato, non perdono un colpo, mentre Giulio The Bastard conferma le sue doti di frontman di livello con una prestazione invasata nelle movenze e ferocissima nelle linee vocali, distribuite fra growl, scream e tutto ciò che passa nel mezzo. Notevolissima, come dovrebbe sempre essere per un’occasione tanto speciale, la setlist: dalle ‘recenti’ hit di “Nero In Metastasi” ai tanti cavalli di battaglia contenuti in “Misantropo A Senso Unico”, passando per le antiche e altrettanto fondamentali “Polizia, Una Razza Da Estinguere” e “Stimmung”, i cinquanta minuti di show scorrono in un susseguirsi di visioni imbevute di odio e negazione di qualsivoglia sentimento positivo. La riprova di come, in fin dei conti, ‘non importa se la gente muore’.
A domani, per il kick-off ufficiale del Metalitalia.com Festival 2018!
(Giacomo Slongo)

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METALITALIA.COM FESTIVAL 2018 – 1° giorno
15/09/2018 – Live Music Club – Trezzo sull’Adda (MI)

 

Running order e programma meet&greet:

Crediti di Redazione:

Alessandro Corno – produzione e organizzazione generale
David Scatigna – supporto informatico e social, fotografie meet&greet
Enrico Dal Boni – fotografie report in diretta
Federico Orano – report in diretta (Asgard, White Skull, Domine, Rage meets Refuge)
Lorenzo Ottolenghi – runner
Luca Corbetta – produzione e organizzazione generale, coordinamento area meet&greet
Luca Pessina – produzione e organizzazione generale
Marco Gallarati – postazione stand e coordinamento report in diretta + introduzione
Roberto Guerra – report in diretta (Rosae Crucis, Elvenking, Grave Digger, Hammerfall)
Simone Vavalà – assistenza alla produzione
inoltre:
Boris Nieli – area meet&greet
Michele Aldeghi – fotografie report in diretta
Simona Luchini – fotografie meet&greet

 

Introduzione
Dopo la serata di warm-up di ieri, ci apprestiamo ad inaugurare l’edizione numero 7 del nostro festival in questo sabato settembrino coperto e vagamente afoso, con in programma la giornata dedicata alle sonorità power e più classiche.
Un bill che tutto sommato cerca di ricalcare quello proposto l’anno scorso nella stessa situazione, probabilmente con un occhio maggiormente di riguardo alle caratteristiche più veraci ed aggressive del metal classico – soprattutto teutonico: avremo infatti una delle accoppiate più eccellenti provenienti dalla Germania, Rage e Grave Digger, con i primi chiamati a ‘reincarnarsi’ anche nei nuovi Refuge e i secondi impegnati a proporre una setlist incentrata sulla cosiddetta The Middle Ages Trilogy. Dopo di loro, in veste di headliner, gli svedesi Hammerfall all’opera in un best-of-show in parte dedicato ad uno dei loro migliori lavori, il secondo “Legacy Of Kings”. E prima del trittico di ospiti internazionali, ecco la solita carrellata di realtà italiane ben radicate nel nostro background metal, a partire dai toscani Domine e dai friulani Elvenking; ritroveremo poi, dopo solo un anno di distanza, gli altrettanto apprezzati White Skull: la formazione di Federica ‘Sister’ De Boni e Tony ‘Mad’ Fontò ritorna al Live per festeggiare degnamente il trentesimo anniversario dalla fondazione, dopo essere stata chiamata a sostituire i defezionari Eldritch, rinuncianti al festival qualche tempo fa per problemi personali. Ad aprire le danze, infine, i Rosae Crucis con il loro epic metal cantato in italiano e i ferraresi Asgard, proponenti la prima sferragliata metallica a base di power e speed metal.

Entrando brevemente in tema di logistica festivaliera, chi avrà avuto modo di tastare già gli anni scorsi la funzionalità del nostro festival, ma soprattutto chi ne ha saggiato il settaggio in occasione del venerdì di warm-up, potrà beneficiare in questa tornata 2018 dell’upgrade Beergarden, ovvero una piccola ma confortevole zona con tavoli, panche e ombrelloni dove poter consumare cibarie e bevande in pieno relax. Per il resto, ampiamente confermati il sempre più ricco Metal Market – trovate bancarelle e stand sia all’interno del Live, sia all’esterno nella zona aperta e sotto la struttura outdoor – un’ampia proposta di specialità culinarie ‘da festival metal’ (salsicce alla Bud, costina di brontosauro – vogliamo parlarne?) e non, con un occhio di riguardo all’approccio vegano, ed infine la succosa serie di meet&greet che si susseguiranno per tutta la giornata nell’apposita area, situata sotto la tensostruttura posta all’esterno, esattamente come l’anno scorso.

Con un’apertura porte avvenuta con una quindicina di minuti di ritardo, la nostra manifestazione ha preso il via e si attendono sul palco gli Asgard, affidatari del calcio d’inizio musicale ufficiale!
Seguiteci come al solito nella diretta di questa lunga giornata di spade, dragoni, storie fantasy ed epiche battaglie!
(Marco Gallarati)

ASGARD – 13.30/14.10
Provenienza: Ferrara, Italia
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Sono i ferraresi Asgard ad avere il compito, tutt’altro che semplice, di aprire la settima edizione del Metalitalia.com Festival. Con due buoni dischi all’attivo come “The Seal Of Madness” e “Outworld”, il quintetto emiliano mostra fin da subito tutta la propria attitudine live nei quaranta minuti messi a disposizione in apertura di questa giornata. Il purissimo heavy/speed metal di stampo Usa degli Asgard spinge forte sull’acceleratore grazie ad una sessione ritmica precisa, nella quale spicca il lavoro di Renato Chiccoli al basso, che dà spettacolo sopra al palco aizzando la folla. Ma è la coppia d’asce formata dai due fratelli chitarristi Davide e Alberto Penoncini a costruire un muro sonoro fatto di riff granitici che accompagnano l’ugola squillante di Federico Mazza, autore di un’ottima prova. Le prime chiome iniziano ad agitarsi sotto il palco tra le note di “Spirits” ed “Hellbreaker”, pezzi dall’impatto assicurato, in un Live Club che può già vantare una buona presenza di pubblico. Gli Asgard si abbattono senza pause con la portentosa “The Interceptor” e, in chiusura, con l’immancabile inno di casa, ovvero “Asgard Invasion”. Tanti applausi per il gruppo ferrarese; se il buongiorno si vede dal mattino, quella odierna sarà una giornata da ricordare.
(Federico Orano)

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ROSAE CRUCIS
– 14.30/15.10
Provenienza: Tivoli (Roma), Italia
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Gli epic metaller Rosae Crucis sono la seconda band ad esibirsi in questo caldo pomeriggio di fine estate, giunti direttamente da Roma, con tanto di tuniche e armature in pelle, per riversare una sana colata di acciaio fuso su un pubblico già discretamente numeroso e partecipe. L’apertura dello show è affidata ad “Hiram Abif” e “Sancta Sanctorum”, entrambi estratti dall’attuale ultimo album “Massoneria”, dal quale proviene anche la maggior parte della scaletta odierna, fatta ovviamente eccezione per due cavalli di battaglia inossidabili e immancabili come “Fede, Potere, Vendetta” e “Crociata”, cantati a gran voce da una buona fetta di estimatori presenti sotto il palco del Live Club. Inutile dire che i chitarroni massicci e metallici, le ritmiche tritaossa e, soprattutto, gli sfoggi vocali di Giuseppe Cialone rappresentano un vero e proprio marchio di fabbrica per una delle band più controverse, eppure così di culto, del panorama metal underground italiano. I suoni, non ancora del tutto ottimali, giocano forse leggermente a sfavore della potenza sonora trasmessa da questi cinque guerrieri on stage, tuttavia ciò non basta a minare un’esibizione rocciosa, fomentante e assolutamente rappresentativa delle immense potenzialità dei Rosae Crucis, evidentemente meritevoli di un po’ di attenzione in più all’interno di una scena che spesso tende a sottovalutare le realtà autoctone, forse anche per via del cantato in italiano, divenuto un indiscutibile tratto distintivo per Andrea Magini e compagni. In ogni caso, siamo lieti che l’accoglienza quest’oggi sia stata così positiva, e anche per questo salutiamo la band con un forte applauso, prima di dedicarci ad un’altra entità italiana con una lunga carriera alle spalle, proprio ora salita sul palco.
(Roberto Guerra)

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WHITE SKULL – 15.30/16.20
Provenienza: Vicenza, Italia
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Trent’anni e non sentirli! I White Skull spengono proprio in questo 2018 le trenta candeline e quale occasione migliore per celebrare la propria storia se non questa esibizione al Metalitalia.com Festival? Il gruppo di capitan Tony Fontò, che ha dato appuntamento ad ottobre per festeggiare in solitaria e per bene il loro importante anniversario, sembra aver trovato il segreto per l’eterna giovinezza negli ultimi anni, con il ritorno di Federica De Boni, la storica singer della band, ed una formazione stabile e coesa. Tutto questo è ben visibile sul palco anche in questa occasione, dove la band vicentina ha regalato ai presenti cinquanta minuti intensi andando ad omaggiare i propri dischi storici quali “Embittered”, “Tales From The North” e “Public Glory, Secret Enemy”. Che sarebbe stato un evento speciale per i fan degli Skulls lo si è potuto intuire già dalle prime note dello show, partito proprio con “Embittered” e poi andato a pescare tutti i classici del passato, cantati a squarciagola dai presenti, fra i quali segnaliamo in particolare “The Killing Queen”, “Cleopatra” e “Tales From The North”. L’ambiente già caldo diventa rovente quando Federica parte con “The Roman Empire” e qualche occhio lucido si scorge nella platea durante le note iniziali di “High Treason”. Intanto Alex Mantiero corre veloce dietro le pelli mentre Danilo Bar dà spettacolo con le sue sei corde. Da segnalare anche la buona prova offerta dal bassista ‘Puma’, temporaneo sostituto del titolare Jo Raddi. L’epicissima e gloriosa “Asgard” chiude uno show davvero coinvolgente, che sicuramente avrà fatto la felicità di tutti i nostalgici della compagine veneta. Uno splendido tuffo nel passato con la potenza dei White Skull!
(Federico Orano)

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ELVENKING – 16.40/17.40
Provenienza: Sacile (PN), Italia
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Facciamo ora un balzo in avanti di diversi anni, passando di fatto da una band power metal italiana della vecchia scuola ad una decisamente più moderna e al passo con le esigenze di buona parte degli estimatori più giovani: parliamo ovviamente degli Elvenking, del loro folk-power metal e di uno show ricco di estratti dagli ultimi album così come di tracce più datate e apprezzate dai fan, quali ad esempio “The Divided Heart” e “Trows Kind”. Anche in questo caso l’accoglienza da parte del pubblico è più che positiva, soprattutto per via di un comparto sonoro finalmente in grado di rendere giustizia a un evento così ricco di band degne di nota: voci (aiutate da una cospicua dose di basi all’altezza dei numerosi cori) e chitarre sono nitide e perfettamente distinguibili, così come il violino affidato alle sapienti mani di Lethien, che incanta tutti i presenti tessendo melodie suggestive. Lo show si chiude con l’emblematica “The Loser”, dopo la quale alcuni presenti ancora attendono la nota “The Wanderer”, che purtroppo non perviene nemmeno sul finale, lasciando un leggero senso d’amaro in bocca; ma in fin dei conti si tratta di un dettaglio tutto sommato trascurabile, tenendo conto comunque dell’ottimo spettacolo messo in piedi oggi dagli Elvenking, dopo i quali non possiamo che augurarci che la striscia positiva possa proseguire fino alla conclusione della serata, che ora si prepara ad accogliere un’altra leggendaria formazione nostrana, durante la cui esibizione ci sarà da infiammarsi le ugole.
(Roberto Guerra)

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DOMINE – 18.00/19.00
Provenienza: Firenze, Italia
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E’ davvero incredibile l’affetto che nutre ancora il popolo metal italiano verso i Domine, band che non pubblica un disco nuovo da ormai undici anni (“Ancient Spirit Rising”, del 2007). Un gruppo che ogni volta che sale sul palco – nonostante siano gli unici, finora, a non presentare nessun abbellimento scenografico di sorta – riesce a ricreare un’atmosfera unica composta da sonorità epiche e potenti. Merito dei cinque musicisti toscani che, nonostante gli anni che passano, non hanno perso lo smalto di un tempo. Su tutti è l’ugola d’acciaio di Morby a colpire. La sua voce vola altissima per lo stupore di tutti i presenti sulle note di “Thunderstorm”, pezzo che apre l’esibizione. Nonostante una subitanea interruzione causata da qualche problemino tecnico occorso alla strumentazione di Enrico Paoli ad inizio show – problema prontamente risolto – la band riesce a sprigionare tutta la propria potenza con le irresistibili powersong “True Believer” e “The Hurricane Master”, che accendono il pogo tra alcuni fan. Vette impervie vengono raggiunte durante l’esecuzione di “The Aquilonia Suite – Part 1”, durante la quale Morby accompagna, con la sua voce, il solo di chitarra di Enrico Paoli, facendo vibrare l’intero Live Club. Solo la tastiera di Riccardo Iacono ci è sembrata in parte sacrificata nella resa di suoni complessiva che ha caratterizzato la performance dei Domine. Lo stage si avvolge di epicità pura con “The Ride Of The Valkyries”, altra autentica hit cantata da tutti i presenti, in un’area concerti ormai piena ed osannante. Un pubblico che non smette di cantare neanche un secondo e che guida la formazione nostrana durante le immancabili “Dragonlord (The Grand Master Of The Mightiest Beasts)” e “Defenders”, un’accoppiata formidabile che va a chiudere questo favoloso show. Un concerto romantico per gli intramontabili Domine, orgoglio del metal tricolore tutto!
(Federico Orano)

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GRAVE DIGGER – 19.30/21.00
Provenienza: Gladbeck, Germania
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I teutonici Grave Digger sono la prima band straniera ad esibirsi quest’oggi, con inoltre in programma un concerto speciale, interamente dedicato a tre dei migliori album della loro illustre carriera. Con una premessa simile, e con quattro musicisti d’acciaio di tale caratura on stage, cosa potrebbe mai succedere di negativo? Prima di rispondere a questa domanda, analizziamo il concerto nella sua interezza: inutile dire che lo show si compone quasi esclusivamente di estratti dai vari “Tunes Of War”, “Knights Of The Cross” ed “Excalibur”, con numerosi inni noti ad ogni metallaro che si rispetti; tra questi citiamo ovviamente le immancabili “Rebellion” e “The Round Table”, senza però dimenticare anche brani meno inflazionati, come “Morgane LeFay”, “Lionheart” e “The Bruce”. Il problema sta nel fatto che parliamo sì di classici provenienti dalla ‘trilogia medievale’, ma in fin dei conti si tratta sempre dei soliti episodi, udibili negli ultimi anni a quasi ogni concerto dei Grave Digger, con in più un paio di tracce recenti inserite per rimpolpare l’encore prima della chiusura scontata con “Heavy Metal Breakdown”. Anche a livello esecutivo ci sarebbe qualche appunto da fare, come ad esempio un guitarwork, sempre ad opera del buon Axel Ritt, non impeccabile per quanto riguarda resa tecnica e potenza sonora, oltre ad un Chris Boltendahl non sempre munito della dose necessaria di fiato per rendere in maniera ottimale brani comunque così amati; inoltre, la mancanza della tastiera dal vivo, sostituita prontamente con delle basi, lascia un ulteriore leggero senso d’amaro in bocca a chi solitamente apprezzerebbe un’esecuzione più genuina e rispondente al disco da studio. Nonostante ciò, lo show è stato portato a casa con risultati tutto sommato positivi, come si può notare anche da una risposta del pubblico migliorabile ma non per questo non valida. In sostanza, un buon concerto, seppur un po’ manieristico.
(Roberto Guerra)

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RAGE meets REFUGE – 21.30/23.00
Provenienza: Herne, Germania
Facebook Rage
Facebook Refuge

Il power metal teutonico non ha nessuna intenzione di fermarsi questa sera. Dopo l’esibizione dei Grave Digger si continua imperterriti con un’altra band che ha segnato la storia della scena tedesca: i Rage. Ma la loro non è stata la classica performance a cui siamo stati abituati negli anni: per il Metalitalia.com Festival 2018, difatti, i Rage incontrano i Refuge, la propria versione più ‘antica’ (o ‘moderna’, a seconda dei punti di vista), per uno show più unico che raro. Come gestirà tutto questo il buon ‘Peavy’ Wagner sul palco? Se lo chiedevano un po’ tutti i presenti. Chi si aspettava dei cambi repentini di palco tra la vecchia formazione, che ritrova Manny Schmidt e Chris Efthimiadis, a dare il cambio ai nuovi Vassilios Maniatopoulos e Marcos Rodriguez si sbagliava di grosso. Spazio ai Refuge per la prima metà, poi Rage fino al termine, così mister ‘Peavy’ ha deliberato. Si parte quindi con qualche chilo di troppo sopra il palco, ma certamente tanta dedizione, sulle note dell’opener “Don’t Fear The Winter”, pezzo storico dei Rage, spesso posto a fine scaletta, qui eseguito ufficialmente dai Refuge, prima di lasciare spazio ad un paio di brani pescati da “Solitary Men”, recente debutto targato Refuge: “From The Ashes” e “The Man In The Ivory Tower”. Dal passato si alternano una dopo l’altra “Enough Is Enough”, “Solitary Man”, “Invisible Horizons”, “Nevermore” e “Refuge”, tutte song che esaltano i presenti. Manny e Chris salutano dopo circa trentacinque minuti e scompaiono verso il backstage tra gli applausi del pubblico, mentre dietro il palco appare il logo dei Rage. Dopo qualche attimo di interludio preparatorio, tocca quindi alla nuova incarnazione dei Rage ‘rispondere’ ai Refuge, con la partenza affidata a “Justify”, brano estratto dal più recente “Season Of The Black”. Il sound si fa maggiormente potente con pezzi come “Sent By The Devil”, “From The Cradle To The Grave” e “Black In Mind”, che fanno agitare i presenti. Il tempo vola ed è già arrivato il momento per l’ultima canzone quando ‘Peavy’ annuncia la classica “Higher Than The Sky”, un brano che riesce ogni volta a coinvolgere tutti facendo cantare a lungo l’intera, gremitissima platea. E c’è spazio anche per un mini-tributo a Ronnie James Dio con la riproposizione di qualche breve momento di “Heaven And Hell” ed “Holy Diver”, interpretate da un ottimo Marcos Rodriguez. Forse si poteva fare qualcosa di meglio cercando di unire le due anime sopra il palco, invece in questo modo Refuge e Rage sono sembrate due creature separate e, a tratti, con crisi d’identità. Ma è indubbio che nel complesso lo show sia stato di spessore. Rage meets Refuge: chi c’era è stato testimone di un’esibizione che resterà impressa nella memoria.
(Federico Orano)

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HAMMERFALL – 23.30/01.00
Provenienza: Goteborg, Svezia
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A livello di scaletta, per gli headliner della serata si potrebbe fare un discorso molto simile a quanto scritto precedentemente per i Grave Digger, trattandosi di un buon numero di estratti piuttosto amati, ma anche alquanto comuni all’interno di una setlist ‘media’ marchiata Hammerfall; la differenza principale con i germanici sta nel fatto che, perlomeno, gli scandinavi dimostrano, sin dall’iniziale “Hector’s Hymn”, ben altra carica, sia scenica che strumentale. Per quel che concerne la performance, infatti, Joacim Cans e soci appaiono dannatamente in forma e, nonostante non venga proposta nessuna sorpresa particolare, il pubblico non manca di mostrare il proprio fomento su brani del calibro di “Bloodbound”, “Last Man Standing”, “Heeding The Call” e “Crimson Thunder”. Immancabili anche i numeri del sempre più biondo Oscar Dronjak con la sua chitarra a forma di martello, in concomitanza delle varie “Let The Hammer Fall” e “Hammer High”; come quest’ultima, anche “Dethrone And Defy” e “Built To Last” vengono estratte direttamente dall’ultimo album, e sebbene questo non sia ai livelli di svariati illustri predecessori, l’accoglienza si mantiene comunque su livelli calorosi. Viene proposto anche una sorta di medley strumentale a base di numerosi momenti iconici dell’album “Legacy Of Kings”, dall’esito un po’ superficiale, considerato che si tratta di uno dei dischi per cui i Nostri sono entrati a far parte dell’Olimpo del genere; avremmo preferito decisamente sentire più pezzi singoli, come del resto promesso ufficiosamente dalla band stessa. Stesso discorso si deve fare anche per l’imprescindibile esordio “Glory To The Brave”, da cui non viene suonata neanche una nota. La conclusione è affidata, come di consueto, ad “Hearts On Fire”, cantata a gran voce dal numeroso pubblico presente, che ha sancito la fine non solo dello spettacolo (più di un’ora e mezza di musica!), ma anche della attuale giornata di festival. Forse lo show degli Hammerfall non avrà rispecchiato completamente le aspettative di molti, ma rimane innegabile che i ragazzi abbiano comunque fornito una prova maiuscola e degna di tutta l’esaltazione palpabile in platea.
Ora è tempo di ritirarsi, perché domani saranno le sonorità metal più oscure a farla da padrone! Buonanotte.
(Roberto Guerra)

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METALITALIA.COM FESTIVAL 2018 – 2° giorno
16/09/2018 – Live Music Club – Trezzo sull’Adda (MI)

 

Running order e programma meet&greet:

 

Crediti di Redazione:

Alessandro Corno – produzione e organizzazione generale
Carlo Paleari – report in diretta (Doomraiser, Forgotten Tomb, Candlemass)
David Scatigna – supporto informatico e social, fotografie meet&greet
Enrico Dal Boni – fotografie report in diretta
Giovanni Mascherpa – report in diretta (Nibiru, Dool, Tiamat)
Lorenzo Ottolenghi – runner
Luca Corbetta – produzione e organizzazione generale, coordinamento area meet&greet
Luca Pessina – produzione e organizzazione generale
Marco Gallarati – postazione stand, coordinamento report in diretta, report in diretta (introduzione, Caronte, Novembre)
Maurizio Borghi – assistenza alla produzione
Roberto Guerra – runner
Simone Vavalà – assistenza alla produzione
inoltre:
Boris Nieli – area meet&greet
Michele Aldeghi – fotografie report in diretta
Simona Luchini – fotografie meet&greet


Introduzione

La battaglia è finita, la guerra appena lasciata alle spalle: é tempo di deporre a terra asce, alabarde e daghe e di vivere il lutto della perdita, celebrare ed osannare i morti e placare le nostre anime sopravvissute ma inquiete. Sta per iniziare la seconda, conclusiva giornata del Metalitalia.com Festival 2018 e le atmosfere plumbee, cineree e fumose del doom metal, dello stoner psichedelico e delle contaminazioni con black e gothic sta già pervadendo il locale, durante i vari soundcheck mattutini.
La giornata si aprirà difatti con tre show disturbanti e particolarmente ‘stonati’, quelli del trittico iniziale composto dai torinesi Nibiru, dai parmensi Caronte e dai romani Doomraiser, che alzeranno da subito il livello di esoterismo odorante fin dal primo pomeriggio. Sarà poi la volta dei dark rocker olandesi Dool, formazione tutta da scoprire e da poco salita alla ribalta, sorta di ‘soave’ intruso nel bill di questo giorno. Dopodiché entreremo maggiormente nel vivo della situazione, con l’esibizione di Forgotten Tomb e Novembre, due entità ben radicate nel miglior humus del metal estremo ed oscuro tricolore. Infine, gran finale a doppio headliner svedese: i Tiamat di Johan Edlund chiamati a proporre per intero la storica accoppiata dei primi anni “Clouds” / “Wildhoney” e i Candlemass all’opera con l’appena rientrato Johan Langquist alla voce, nella proposizione di uno dei masterpiece assoluti del doom metal, quell'”Epicus Doomicus Metallicus” che nel 1986 settò alcuni primevi canovacci del genere.

Per quanto riguarda la logistica della manifestazione, poco o nulla cambia dalla giornata del sabato, con una serie di meet&greet che riempiranno i cambi palco tra un concerto e l’altro, il Metal Market pronto a soddisfare tutte le vostre esigenze d’acquisto metalliche (libri, dischi, chincaglierie, manufatti particolari) ed un’offerta culinaria attenta e – avendola provata ripetutamente in questi giorni possiamo testimoniarvelo – assolutamente gustosa e all’altezza.

Attendiamo ora con pazienza l’apertura porte e l’inizio delle danze mefistofeliche, che speriamo seguiate e commentiate il più possibile qui sotto al report in diretta.
Primi a partire, i Nibiru!
(Marco Gallarati)

NIBIRU – 13.20/14.00
Provenienza: Torino, Italia
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Il secondo giorno ufficiale di festival si apre con quella che è probabilmente la band più pesante fra le otto in programma. I Nibiru arrivano sul palco quando ancora in pochi hanno varcato le soglie del Live, e di questi tanti stanno gironzolando tranquilli per gli stand. La formazione torinese ci mette poco a farci entrare in una dimensione tenebrosa di grande impatto, evocante antichi riti di culti sotterranei, sepolti dal tempo. Adrath è il crudele maestro di cerimonie di un doom esoterico sporcato da abbondanti dosi di noise, black metal e drone, che riecheggia di una pesantezza inaudita e folli tribalismi. La presenza di una specie di boia incappucciato a tamburi e gong aumenta i sentori di minaccia in arrivo dal palcoscenico; le rullate di batteria si inseriscono in un immondo coacervo di feedback, riff enormi e le urla effettate del tatuatissimo frontman. Solo tre i brani proposti, presi dalle ultime fatiche “Padmalotus” e “Qaal Babalon”, che hanno segnato l’avvicinamento al metal estremo dopo gli esordi all’insegna di uno stoner-doom psichedelico dilatato e sperimentale. Vicino allo stage, il pubblico aumenta col passare dei minuti, i suoni ben bilanciati fanno apprezzare appieno la stordente miscela sonora del quartetto, capace di atterrire e affascinare in egual misura. Concerto notevole, ottimo viatico per le tonnellate di doom più ‘classico’ a breve in arrivo.
(Giovanni Mascherpa)

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CARONTE – 14.20/15.00
Provenienza: Parma, Italia
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Dopo l’outro infinito fatto passare in base terminato lo show dei Nibiru, lo stage del Metalitalia.com Festival 2018 inizia ad assumere i connotati di una piccola cripta atta ad officiare messe nere, o perlomeno dall’atmosfera sulfurea: un piccolo altare con un teschio di caprone al centro e candelabri a più bracci ai lati comincia ad emanare luci spettrali e odori d’incenso, nell’atto d’anticipare l’intro della performance dei parmensi Caronte, una lunga declamazione esoterica che giunge a compimento con l’entrata on stage dei cinque musicisti, fra i quali il frontman e cerimoniere Dorian Bones compie con gestualità esperta movimenti d’aspersione ed invocazione rituale. Lo show dei Nostri, completamente immerso in un lucore infernale spaziante dal rosso acceso ad un più raro blu cobalto, si erge riverberante ed echeggiante tra uno stoner allucinogeno e pompato da un basso paurosamente distorto ed un più classico doom metal Sabbathiano in grado di coinvolgere e trasportare velocemente l’audience in un mondo astratto ed alchemico. Le sensazioni sono lontane, lontanissime da quelle emanate dai precedenti Nibiru: qui il suono è più educato e molto meno sperimentale, ma l’immaginazione corre fervida verso loculi in fiamme posti al di sotto dei nostri piedi. Con i Nibiru non si sapeva dove saremmo finiti, ecco; mentre per i Caronte la destinazione finale è una sola: il traghettamento delle anime al di là dell’Acheronte, nel pieno dell’Inferno. “The Moonchild” e la conclusiva “Black Gold” sono stati fra gli highlight di un set baciato da suoni buoni, volontariamente pregni di eco e sovraccaricati, che hanno anche permesso una discreta fruizione dei piacevolissimi assoli melodici di Tony Bones alla chitarra solista. Da segnalare l’innesto a sorpresa in formazione di un secondo chitarrista, utile a inspessire ancora di più un sound già di suo grasso quanto basta. Un pubblico in aumento lento ma costante ha tributato le meritate corna al cielo al termine della performance dei Caronte. Largo ora al terzo vertice di questo triangolo luciferino di partenza, i capitolini Doomraiser.
(Marco Gallarati)

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DOOMRAISER – 15.20/16.00
Provenienza: Roma, Italia
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Scrivere che una band come i Doomraiser si senta a casa in un contesto come questa seconda giornata del Metalitalia.com Festival è a dir poco un eufemismo. La band capitolina entra sul palco e scaraventa sul pubblico tutta la sua forza con una devastante “Like A Ghost”. Senza troppe cerimonie, i Doomraiser mettono subito in chiaro come questo genere opprimente e oscuro non sia appannaggio solo delle nebbiose terre del Nord: l’energia profusa in ogni singola nota pesa sulle teste degli astanti come un macigno. Il frontman ‘Cynar’ non si risparmia, ora giocando con un sintetizzatore, ora trascinando il pubblico con anima e corpo; il resto della band non è da meno e si dimostra solido e compatto. La cosa non stupisce affatto, d’altra parte: i Doomraiser, pur mancando sul mercato discografico da qualche tempo, non hanno mai interrotto la loro intensa attività live. Questo pomeriggio, però, il pubblico del Metalitalia.com Festival ha potuto godere di un’ulteriore sorpresa: i Nostri, infatti, ci hanno regalato in anteprima l’esecuzione di alcuni estratti provenienti dal loro nuovo album, che vedrà a breve la luce. Da quello che abbiamo potuto sentire, è lecito aspettarsi un ottimo lavoro: la formazione romana ha scavato ancora più a fondo nelle sue radici, tirando fuori delle composizioni terrose, potenti e monolitiche. I quaranta minuti a loro disposizione vengono sfruttati al meglio e il loro ‘heavy drunken doom’ certamente ha colto nel segno: un esempio su tutti, l’ottima versione di “Another Black Day Under The Sun”, che si divide tra riff monolitici e momenti schiacciasassi, il tutto gestito con equilibrio ed esperienza. L’ennesima conferma, dunque, per una band che ormai rappresenta un punto fermo e che non poteva davvero mancare in una giornata dedicata al doom nelle sue molteplici sfaccettature.
(Carlo Paleari)

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DOOL – 16.20/17.20
Provenienza: Rotterdam, Olanda
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Questione di vibrazioni, fortissime, che attraversano da parte a parte, scuotono l’anima nel profondo, circuiscono e mandano in estasi. I Dool non si mettono di cattivo umore per un Live semivuoto e che, incomprensibilmente, andrà a perdere di pubblico nel corso del concerto. La Van Dorst è animale da palcoscenico come pochi, sia al maschile che al femminile, e farà da traino agli altri quattro eccellenti strumentisti. I primi oscuri ricami di “The Alpha” rapiscono e non saremo più lasciati soli fino al termine dell’ora disponibile. L’esecuzione, come abbiamo imparato ad apprezzare già lo scorso anno, è coinvolta e posseduta, fedele a quella del primo disco “Here Now, There Then” ma più potente, decisa, avvolge nelle sue setose spire e non concede respiro. Le travolgenti partiture heavy metal di “Golden Serpents” potrebbero iniziare a smuovere una platea un po’ freddina: purtroppo, a parte qualche volonteroso davanti, l’atmosfera è fin troppo placida, in antitesi al furore manifestato dal gruppo. “In Her Darkest Hour” troneggia di una drammaticità colossale, l’affiancarsi di arpeggi cristallini e tempeste doom riluce ancor meglio che su album, tutti i musicisti suonano in simbiosi e dominano la scena in scioltezza. La cantante da par suo varrebbe da sola il prezzo del biglietto, con le sue pose strafottenti e sicure di sé, l’elasticità vocale e una carica con pochi eguali in circolazione. “Vantablack” si staglia come un enorme monolite intagliato di gothic e dark rock, l’ansimare delle voci maschile e femminile sul finale della pazzesca “Oweynagat” è l’ultima leccornia di un concerto per chi scrive stratosferico, da parte di una band fra le più talentuose, entusiaste e carismatiche che la scena hard rock e metal abbia sfornato negli ultimi anni. Peccato solo che in molti siano rimasti tiepidi davanti a cotanta magnificenza.
(Giovanni Mascherpa)

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FORGOTTEN TOMB – 17.40/18.40
Provenienza: Piacenza, Italia
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I Forgotten Tomb – che già avevamo ospitato nella storica prima edizione della nostra manifestazione – nella loro carriera hanno cambiato pelle più volte, si sono evoluti, hanno spiazzato il loro pubblico, sempre con coerenza e con risultati invidiabili. Non sono una formazione che si lascia andare abitualmente alla celebrazione del proprio passato, volgendo piuttosto lo sguardo in avanti. Tuttavia, un album seminale come “Songs To Leave” meritava di ottenere un giusto tributo, avendo segnato un importante tassello nella storia di un genere come il depressive black metal. Per il loro concerto al Metalitalia.com Festival, i Forgotten Tomb hanno scelto di riproporre il disco nella sua interezza, dall’inizio alla fine, e il risultato finale ha soddisfatto pienamente tutti i presenti. Non c’è stato autocompiacimento o nostalgia nello show della band, solo cinque grandi canzoni, riproposte con ferocia tagliente. La formazione di Herr Morbid fa il suo ingresso sul palco mentre sullo sfondo vengono proiettate immagini disturbanti in bianco e nero, e apre il suo concerto con “Entombed By Winter”, disperata e desolata, manifesto perfetto di quello che andremo a sentire nei successivi cinquanta minuti. “Songs To Leave” è un lavoro dalle molte sfumature, che affronta temi angoscianti con profondità, grazie ad arrangiamenti essenziali ma mai banali. Così il tema di “Solitude Ways” infesta la platea con il suo incedere inquieto, per lasciare poi il passo alle sfuriate più classicamente black metal di “Steal My Corpse”. Allo stesso modo, “No Way Out” aggiunge ulteriori pennellate di nero, grazie ad un pregevole intreccio tra le due chitarre; mentre la conclusione viene ovviamente affidata a “Disheartenment”, ossessiva composizione di dodici minuti. Il brano si snoda nei suoi meandri di dolori e il pubblico, che appare coinvolto e attento, si lascia ipnotizzare fino alla catartica conclusione. Un altro spettacolo di alto livello, quindi, che adesso cede il passo all’ultima formazione italiana, i Novembre, prima dei due headliner di giornata.
(Carlo Paleari)

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NOVEMBRE – 19.00/20.00
Provenienza: Catania/Roma, Italia
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Avevamo lasciato i Novembre versione live nel dicembre 2016 al Madrid Is The Dark IV, durante la campagna promozionale del disco del comeback sulle scene “URSA”, e li troviamo più o meno nello stesso contesto discografico a distanza di quasi due anni. Come il leader e mastermind Carmelo Orlando ha dichiarato qualche giorno fa a Metalitalia.com, all’interno della nostra rubrica Le Introspettive di Metalitalia.com, la band crede e punta ancora molto sull’appeal orecchiabile e più immediato del succitato lavoro in studio, per cui è chiaro come questa sera la setlist sia principalmente incentrata proprio su “URSA”, dal quale viene estratta una cospicua manciata di canzoni, a partire dall’opener “Australis”, passando per la titletrack e “Umana”, fino a giungere al singolo “Annoluce”. I Nostri paiono sempre più affiatati on stage, ma si percepisce in realtà, soprattutto per chi conosce il gruppo a menadito, che manca quella sorta di sensazione quasi palpabile di compattezza che si crea quando una band registra e compone assieme della musica. Ricordiamo, difatti, che attualmente Carmelo non può contare neanche sul fido chitarrista Massimiliano Pagliuso e che tutti i restanti Novembre non fanno parte ufficialmente del combo. Proprio per questo, ci sentiamo di tributare un plauso speciale ai capitolini, in grado di fornire degli show apprezzabili e di successo. I suoni, molto rimbombanti sulla cassa della batteria e sulle frequenze basse, sotterrano troppo le chitarre; e in una musica complessa e tecnica, quale l’ardito atmospheric death-gothic metal dei Nostri, ciò implica uno sforzo non indifferente agli astanti per entrare al meglio nel mood dello show. L’ora di minutaggio viene comunque sfruttata al meglio, con un crescendo memorabile di intensità man mano che si è proceduto in là nella setlist, chiusa da un ottimo tuffo nel passato, che ha risvegliato un’audience solo a tratti partecipe, composto dalla bruciante e progressiva “Onirica East” – eseguita live dopo anni -, “Come Pierrot”, “Everasia” e la sempreverde “Cold Blue Steel”. Luci e ombre, quindi, per il concerto dei Novembre al Metalitalia.com Festival. Siamo quasi giunti al termine di questa settima edizione del nostro evento di casa e tra poco scenderanno in campo gli attesi Tiamat e i prime-mover Candlemass, con la speranza che entrambi concludano in bellezza la manifestazione.
(Marco Gallarati)

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TIAMAT – 20.30/22.00
Provenienza: Stoccolma, Svezia
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Come giudicare un concerto come quello odierno dei Tiamat? Partiamo dalla scaletta? Eh, questa è memorabile. “Clouds”, per intero, in perfetto ordine. Quindi, breve pausa, intro di “Wildhoney” e il leggendario quarto disco dei gothic metaller svedesi, tagliato dell’ultima canzone “A Pocket Size Sun” e depurato dei suoi intermezzi acustici. Prestazione strumentale e cornice di suono? Ottima, i fonici lavorano bene e ci fanno ascoltare le eclettiche trame d’epoca quasi con lo stesso impatto di quegli anni, con tutti i musicisti che, per quanto si limitino a suonare e non si mettano a fare intrattenimento, seguono lo spartito a menadito. A questo punto c’è da chiedersi come sia andato Johan Edlund: eh, insomma… Quella che una volta era una voce tra le più seducenti del panorama metal mondiale è ridotta a una sua versione in tono minore, a tratti ancora decorosa, in altri momenti assai barcollante. Ancor peggio della voce, che su alcune canzoni regge abbastanza, in altre annaspa e ogni tanto addirittura manca, più per vuoti di memoria che per difficoltà di intonazione, c’è lo stato di totale confusione mentale del frontman. Edlund sta in un mondo a parte, apparentemente poco consapevole di dove si trovi e cosa debba fare. Inizia con gli occhiali da sole, li toglie – e gli occhi assenti che ne punteggiano il volto fanno impressione –, va nel backstage appena i suoi servigi non sono richiesti. Addirittura, quando è chiaro che il concerto si stia chiudendo, scompare dal palco e non torna nemmeno per i saluti. A dir poco bizzarro… Per fortuna le canzoni di “Clouds” e “Wildhoney” sono così belle, emozionanti, irradiano da sole una tale magia che il pubblico perdona (quasi) tutto e mostra i massimi vertici di eccitazione della giornata, soprattutto per il materiale di “Wildhoney”. Vorremmo poter dire di essere stati “In A Dream” per tutto il concerto, come recita l’opener di “Clouds”, invece parliamo di un sentito momento di amarcord, con alcuni picchi emotivi notevoli, lontano dall’essere uno show da lacrime agli occhi e racconti appassionati a chi non c’era negli anni a venire.
(Giovanni Mascherpa)

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CANDLEMASS – 22.30/00.00
Provenienza: Stoccolma, Svezia
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L’annuncio del rientro di Johan Langquist nei Candlemass al posto di Mats Levén ha scatenato una comprensibile curiosità. L’ennesima operazione nostalgia, creata a tavolino per cavalcare l’onda del passato, oppure reale impulso di tornare alle origini? E ancora, sostituire un professionista rodato con un cantante lontano dalle scene da più di trent’anni si sarebbe rivelata una mossa saggia? Per fortuna i dubbi vengono spazzati via subito dalle note di “Crystal Ball”, che mettono in chiaro come i Candlemass abbiano ancora energia da vendere. Pur sempre orfani del mastermind Leif Edling, non ancora ripresosi del tutto dai suoi problemi di salute, la band si mostra carica e potentissima. Langquist regge bene il palco e si mostra dotato di una discreta presenza scenica: meno istrionico di Messiah Marcolin e meno tecnico di Levén, sopperisce con quell’istinto che riesce a fare la differenza. Gli unici momenti in cui appare un po’ spaesato è tra un brano e l’altro, dove non interagisce col pubblico e si limita a guardare i compagni, come in attesa di un segnale di partenza. D’altra parte questa è la seconda data in assoluto per i nuovi-vecchi Candlemass, quindi un po’ di ruggine è comprensibile. Il resto della band è una macchina da guerra rodata e crea un muro di suono impressionante, caratteristica che li ha resi forse la forma più pura ed incontaminata del genere. La scaletta, come preannunciato, vede la riproposizione integrale di “Epicus Doomicus Metallicus”, l’album più amato dei Candlemass assieme a “Nightfall”: canzoni immortali come “Demon’s Gate”, “Black Stone Wielder” ed “A Sorcerer’s Pledge” si abbattono sul pubblico del Live Club; ma l’ovazione maggiore, ovviamente, è per “Solitude”, spostata a chiusura del disco e cantata in un coro disperato da tutti i presenti. Dopo circa un’ora e poco più termina la celebrazione dell’album e i Candlemass ci regalano un unico estratto successivo, “Dark Reflections”, che suggella un concerto contenuto nella durata ma non certo nell’intensità. Un’altra edizione del Metalitalia.com Festival si è conclusa e ancora una volta abbiamo assistito ad esibizioni uniche nel loro genere. Se tutto tornerà, ci vediamo il prossimo anno!
(Carlo Paleari)

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